Jean louis laville ritornare a polanyi per una critica alleconomicismo

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Jean louis laville   ritornare a polanyi per una critica alleconomicismo

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Ritornare a Polanyi Per una critica all'economicismo? a cura di Jean-Louis Laville e Michele La Rosa Scritti di G Azam, A Caillé, M Cangiavi, M La Rosa, J.-L Laville, R Le Velly, J Maucourant, M Mendell, K Polanyi, Polanyi-Levitt, R Rizza Ritornare a Polanyi a cura di Jean-Louis LwAlle e Michele La Rosa Karl Polanyi (1886-1964) risulta, a livello internazionale, il referente teorico di quanti, economisti, storici, politologi e sociologi, non si rassegnano all'economicismo e alla mercificazione della nostra società La 'forza' di Polanyi èquella di connettere tre temi più che mai attuali: quello della non-naturalità del mercato-autoregolato e dell'Homo Oeconomicus; quello della riaffermazione che il mercato tratta come merci dei belli che non possono essere considerati tali; quello delle tre forme dello scambio societario (scambio, redistribuzione e reciprocità) Il volume intende affrontare questi tenni e la connessione fra i medesimi da differenti punti di vista in un confronto fra studiosi francesi e italiani Nell'attuale crisi generale del mercatismo proprio delle società capitalistiche, e di quella italiana in particolare, percorsi interpretativi e soluzioni possibili, anche alla oramai acuta crisi delle politiche di welfare, paiono individuarsi nella riflessione polanyiana, per riferimento specifico al necessario 'riequilibrio' che si impone fra sotto-sistema economico dominato dallo scambio e dalla razionalità strumentale e sistema sociale, in cui da sempre sono presentii principi redistributivi e della reciprocità, in una sintesi che eviti forzate contrapposizioni fra efficienza ed efficacia, merito e solidarietà Jean-Louis Laville insegna al CNAM (Conservatoire National des Arts et Métíers) ed è codirettore del LISE (Laboratoire Interdisciplinaire pour la Sociologie Economique) del CNRS di Parigi E autore di numerose pubblicazioni, molte tradotte anche in italiano, fra le quali L'economia solidale (Bollati Boringhieri, 1998), Le iniziative locali in Europa (Bollati Boringhieri, 1999) e, insieme a D Cattani, Dizionario dell'altra economia (Sapere 2000, 2006) Coordina, Mi chele La Rosa, il gruppo italofrancese sulla “Nuova sociologia economica” Michele La Rosa insegna Sociologia del lavoro e Sociologia economica presso la Facoltà di Scienze politiche di Bologna Dirige la rivista «Sociologia del lavoro» e il C.I.Do.S.Pe.L del Dipartimento di Sociologia di Bologna Fra le sue più recenti e significative pubblicazioni si ricordano Sociologia dei lavori, (FrancoAngeli, 2002), Il lavoro nella sociologia (Carocci, 2004), La sociologia economica europea Un percorso italo-francese (con Jean-Louis Laville, FrancoAngeli, 2007) ISBN 978-88-568-0397-6 Sociologia del lavoro/Teorie e ricerche Collana diretta da Michele La Rosa La collana, la sezione Teorie e ricerche che si affianca a quella da tempo attiva che riporta Studi monografici, intende rappresentare uno strumento prevalentemente di diffusione e sistemati zzaz ione organica della produzione, sia teorico-interpretativa, sia empirica, di natura peculiarmente sociologica ed inerente la vasta e complessa problematica lavorista delle società postindustriali Dalla innovazione tecnologica alle nuove forme di organizzazione del lavoro, dalla questione giovanile al lavoro informale fino alla qualità del lavoro: questi gli “scenari” di riferimento entro cui la collana si svilupperà, tentando altresì un approccio a tali tematiche, capace di rappresentare un utile terreno di confronto per studiosi, operatori ed esperti impegnati nelle differenti istituzioni favoriste odierne FrancoAngeli Hanno collaborato al volume: Geneviève Azam, Università Toulouse II Alain Caillé, Università Paris X-Nanterre Michele Cangiani, Università di Venezia Michele La Rosa, Università di Bologna Jean-Louis Laville, CNAM, LISE-CNRS, Parigi Ronan Le Velly, Università di Nantes Jérôme Maucourant, Università di Saint-Etienne Marguerite Mendell, direttrice dell'Istituto Karl Polanyi, Università Concordia, Montréal Karl Polanyi-Levitt, Università McGill, presidente onorario dell'Istituto Karl Polanyi, Università Concordia, Montréal Roberto Rizza, Università di Bologna Copyright © 2008 by FrancoAngeli s.r.l., Milano, Italy Ristampa Anno 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 L'opera, comprese tutte le sue parti, è tutelata dalla legge sui diritti d'autore Sono vietate e sanzionate la riproduzione qualsiasi mezzo, formato o supporto comprese le fotocopie (queste ultime sono consentite solo se per uso esclusivamente personale di studio, nel limite del 15% di ciascun volume o fascicolo e alla condizione che vengano pagati i compensi stabiliti), la scansione, la memorizzazione elettronica, la comunicazione e la messa a disposizione al pubblico qualsiasi mezzo (anche online), la traduzione, l'adattamento totale o parziale Stampa: Tipomonza via Merano 18, Milano I lettori che desiderano informarsi sui libri e le riviste da noi pubblicati possono consultare il nostro sito Internet: www.francoangeli.ite iscriversi nella home page al servizio “Informatemi” per ricevere via e-mail le segnalazioni delle novità o scrivere, inviando il loro indirizzo, a FrancoAngeli, vialeMonza 106, 20127 Milano Presentazione di Jean-Louis Laville e Michele La Rosa Il riferimento teorico-interpretativo ma anche empirico a Karl Polanyi (1886-1964) si è oramai generalizzato, superando i confini delle accademie, ad opera di tutti coloro che, economisti, storici, sociologi e politologi non intendano 'rassegnarsi' alla mercatizzazione ed economicizzazione generale della nostra società Di più; anche coloro che negano che detto orientamento sia dominante, non possono più 'evitare' di confrontarsi criticamente i suoi scritti La riconosciuta 'forza' di Polanyi è, infatti, quella di connettere referenti sempre più cogenti e di attualità: la messa in discussione della natura 'oeconomicus ' dell'uomo e della prevalente strumentalità di ogni azione umana; il fondamento di un mercato che si vorrebbe autoregolato; la conseguente critica originale della società di mercato nella quale l'economia è “scorporata” [ NOTA] Nel corso di tutto il volume si troveranno termini quali “embedded"/"disembededd"/"encastrement” e “desencastrent” “encastré” e “desencastré” (in quanto diversi saggi sono scritti da colleghi francesi coordinati dal collega Jean-Louis Laville che è anche cocuratore del volume stesso) In sede di traduzione e insieme di `omogeneizzazione' dei testi si è preferito sempre offrire un riferimento unitario (radicamento/sradicamento) salvo casi specifici e particolari nei quali è stato mantenuta la voce del testo originale dai rapporti sociali; quello della pluralità dei 'registri' cui attinge la vita economica; quello della democrazia in rapporto ancora una volta il mercato In tal senso La grande trasformazione, il Suo libro più noto e più letto, può essere considerato tra le opere più rilevanti e feconde anche se non l'unica per riferimento all'ampio panorama analitico che Polanyi saputo e voluto offrire Si potrà dunque certo discutere e 'dibattere' su tali temi, così come in questa sede si tenterà di fare; ma è indubbio che sono tutte problematiche che rinviano cogentemente maggiori problemi della società odierna Il presente volume vorrebbe però rappresentare anche qualcosa di più ed insieme di diverso rispetto alla possibile 'registrazione', seppur critico-propositiva, di tale intenso dibattito In questa sede si è tentato contestualment e di perseguire allora due obiettivi: da un lato in una 'ideale' prima parte dar conto sia della biografia intellettuale del Nostro sia delle sue riflessioni più significative, dall'altro proporre ad opera di alcuni colleghi la 'rivisitazione', originale e prima d'ora non ancora avanzata, di tali analisi in una pluralità di direzioni seppur tutte rientranti nei filoni più sopra in apertura individuati E poiché però il presente testo intende proporsi anche non irrilevanti significati `didattico-conoscitivi', si è scelto di accompagnare il volume questa presentazione che introduce alla sua lettura e ad una più facile e produttiva interpretazione Affermiamo, dunque subito che i tre saggi della prima parte risultano fondativi e di fondamentale rilevanza sia per 'conoscere' Polanyi ed 'avvicinarsi' al Suo pensiero, ma anche poi per collocare quanto nella seconda parte sarà oggetto ad interpretazioni specifiche e determinate Dalla breve biografia intellettuale, alla motivata 'rassegna' tematica fino al saggio, singolare e fondamentale insieme, dello stesso Polanyi che aiuta a comprendere le chiavi di lettura discriminanti del Suo pensiero al di di ogni ragionevole dubbio, sono testi di cui raccomandiamo una lettura attenta e approfondita Di seguito tenteremo, proprio nella logica 'didatticodescrittiva' di cui desideriamo debba essere informato il volume, vuoi di sintetizzare alcune linee espositive degli stessi, vuoi di anticipare alcuni 'nodi' tematici avanzati dai colleghi nella seconda parte Il tutto senza alcuna pretesa di completezza e di esaustività ma – speriamo – grande chiarezza e limpidezza intellettuale La biografia di Karl Polanyi ci suggerisce subito che, dopo la giovinezza trascorsa a Budapest, successive emigrazioni dovute a motivi politici lo condussero a Vienna, in Inghilterra, negli Stati Uniti d'America, in Canada La sua vita subì dunque le conseguenze delle drammatiche vicende che hanno segnato la prima metà del XX secolo; il contatto diversi ambienti politici e culturali giovò, tuttavia, alla sua formazione e in particolare alla sua capacità d'interpretare le vicende storiche mondiali A Budapest, prima della Grande Guerra, Polanyi fu tra gli animatori della brillante vita culturale della città Egli iniziò allora a dedicarsi alle attività continuate poi in altri contesti: la riflessione sui problemi sociali a contatto diverse tendenze progressiste e socialiste, la saggistica, il lavoro di redazione di giornali e periodici e l'insegnamento agli adulti, particolarmente indirizzato lavoratori A Vienna, dopo la guerra, il confronto gli “austro-marxisti” e gli economisti della “Scuola austriaca” aiutò Polanyi a precisare il suo orientamento teorico e la sua filosofia politica In opposizione al dogmatismo e all'economicismo della Seconda Internazionale, egli sosteneva un socialismo capace di estendere la democrazia all'attività economica e di realizzarla mediante la partecipazione consapevole e responsabile dei cittadini alle scelte pubbliche Le speranze di cambiamento di Polanyi, come quelle di molti altri, furono frustrate dalla crisi della democrazia, soffocata dalla reazione delle classi dominanti, dai limiti delle organizzazioni della classe operaia, dalle difficoltà economiche L'affermarsi del fascismo lo costrinse, nel 1933, a trasferirsi in Inghilterra In questo paese continuò il lavoro di giornalista per l'importante settimanale economico e politico viennese Der Österreichische Volkswirt, che egli svolgeva dal 1924 e prosegui fino al 1938, quando il periodico cessò le pubblicazioni in seguito all'annessione dell'Austria alla Germania nazista L'osservazione quotidiana degli avvenimenti internazionali – dalla Grande crisi economica vani tentativi di assicurare la pace, dal crollo del sistema monetario aureo alle varie forme di ristrutturazione corporativa – servì come preparazione per l'opera più nota di Polanyi, La grande trasformazione, pubblicata nel 1944 Fu importante a tale riguardo anche lo studio della storia dello sviluppo capitalistico, in Inghilterra soprattutto, da lui compiuto fini dell'insegnamento lavoratori di tale paese Le ricerche svolte da Polanyi in seguito, nel secondo dopoguerra in terra americana, riguardarono la teoria comparata dei sistemi economici Esse trovarono occasione, mezzi e collaboratori grazie anche all'incarico d'insegnamento presso la Colombia University di New York Pur riguardando società antiche e primitive, il legame di tali ricerche il lavoro precedente di Polanyi è stato nell'interesse sempre presente di dimostrare l'eccezionalità della “società di mercato” e di criticare i presupposti ideologici delle teorie economiche, insieme la tendenza che normalmente le caratterizza, di avvalorare politiche neo-liberistiche In tale prospettiva il saggio di Caillé e Laville, seppur da un punto di vista esplicitamente e fin dall'inizio espresso, si pone l'obiettivo di evidenziare la portata e l'attualità del progetto etico e politico di Polanyi, a sua volta accreditato e reso plausibile dall'opera scientifica e dall'antropologia generale su cui si fonda Passando in rasse g na le implicazioni propriamente etiche e politiche delle analisi di Polanyi, Caillé e Laville sottolineano, nell'incontro tra ricerca scientifica e riflessione politica, quattro temi cruciali: Innanzitutto lo sforzo teso a mostrare che la democrazia non discende dal mercato, che essa si forma e si può riprodurre prima e senza di esso; La tesi che riguarda il ruolo attivo dello Stato nella creazione del mercato; La tesi in base alla quale il mercato quali esiti la de-socializzazione e la disumanizzazione delle attività economiche, rivelandosi psichicamente non sostenibile; Infine il ruolo dell'azione individuale nella trasformazione delle istituzioni Laville e Caillé sintetizzano così la specificità del pensiero politico di Polanyi affermando che si tratta di uno storico dell'economia che, minimizzan il peso dei determinismi economici, accorda un ruolo massiccio e determinante alla politica e all'etica; ciò a differenza di un approccio mercato-centrico assunto da numerosi storici dell'economia, in base al quale si giunge a sovrastimare l'importanza del mercato e della sua esclusività nel funzionamento dell'economia Le pagine successive dedicano spazio ad una sintetica illustrazione dei principali nodi che caratterizzano la ricostruzione storica effettuata da Polanyi A parere degli autori, pur nella consapevolezza delle critiche che è possibile muovere all'opera di Polanyi storico e antropologo dell'economia, esse non conducono affatto a “rovesciare il suo antieconomicismo o il suo a mercantilismo, forse eccessivo, nell'eccesso inverso della naturalizzazione universalistica del mercato e dell'Homo oeconomicus ”.Il proposito di Polanyi è infatti centrato sulla questione del radicamento (embeddedness) politico (nel senso ampio del termine politico) dell'economia Se è dunque vero che l'opera di Polanyi non possa essere intesa come una riflessione esclusivamente storica, gli Autori del saggio ricordano che la prospettiva antropologica adottata da Polanyi le conferisce un'attualità paradossale in un periodo in cui il mercato sembra trionfare A parere di Caillé e Laville è innegabile la virtù euristica della posizione di Polanyi per un'economia politica ispiratrice di una socio-economia di stampo istituzionalista, che intenda esaminare il ruolo dell'economia nella società umana, tenendo conto della pluralità dei modelli di integra Così il ritorno a Polanyi permette di arricchire la riflessione sui rapporti tra economia e società, soggetto centrale della sociologia economica dei padri fondatori, in parte abbandonato dalla prospettiva micro-sociologica propria alla nuova sociologia economica nella sua versione “granovetteriana” L'economia moderna si distingue dunque per la tensione tra modernità democratica e sfera economica; se si ritiene che la società di mercato minacci la democrazia, è logico dare la priorità allo studio dell'iscrizione dell'economia nel quadro politico, senza negare d'altro canto l'interesse per kla comprensione dell'inserimento delle attività economiche all'interno delle reti sociali In questa prospettiva teorica, la sociologia economica può essere intesa quale prospettiva sociologica applicata a un'economia che non si riduce alla sola economia di mercato e nella quale il mercato non si riduce a un mercato autoregolato La mondializzazione del mercato e la sua estensione a domini che prima non ne erano coinvolti potrebbe infatti avere conseguenze drammatiche e quindi una “nuova grande trasformazione” sarà inevitabile Ma questo contro-movimento può assumere forme dittatoriali, neo-totalitarie o, al contrario, democratiche Da questo punto del saggio i due autori (Caillé e Laville) avanzano, pur sempre nel solco della proposta polanyiana ma in termini autonomi e propositivi, alcuni percorsi in grado, a loro modo di vedere, di rispondere alla problematicità del momento ed alla crisi sostanziale individuata da Polanyi (pratiche sociali nuove, necessità all'interno della democrazia moderna di rendere possibile la libertà positiva, che si esprime nello sviluppo di azioni di reciprocità e di pratiche cooperative a partire dall'impegno volontario, ecc.) Ma tali proposizioni che possono essere accolte o meno, rappresentano 'piste' non esclusive e certamente non uniche in grado in ogni caso di dare risposta alle emergenze polanyiane che rimangono salde sullo sfondo E che siano tali lo conferma anche il breve scritto di Karl Polanyi che pubblichiamo (sono due brani oggi difficilmente reperibili) che da un lato evidenziano la “fallacia economicistica” e dall'altro sottolineano i “due significati” del termine economico dal punto di vista formale e sostanziale; in ogni caso esplicitano il suo pensiero sulle tematiche messe a fuoco da Caillé e Laville nel saggio appena citato più sopra La seconda parte del volume, come abbiamo già anticipato, risulta sostanzialmente 'tematicizzata', 'tematica' e perciò stesso soggetta a discussione e confronto Vorremmo però espungere da tali scritti i saggi di Michele Cangiani e di Roberto Rizza perché forse offrono ulteriori spunti alla prima parte rispetto contributi della seconda e dunque in grado di 'accompagnarci' ancora in quel percorso interpretativo iniziato i primi scritti Secondo Cangiani il pensiero di Polanyi può essere meglio compreso accostandolo a quello dei grandi studiosi della società quali egli stesso s'ispira, a cominciare da Karl Marx e Max Weber Thorstein Veblen e l'approccio “istituzionalista” a questi riconducibile, pur non avendo avuto un'influenza diretta nella formazione di Polanyi, hanno di fatto molti punti in comune lui Come altri studiosi, anche Polanyi cerca di definire anzitutto le caratteristiche istituzionali più generali della “società di mercato”, in una prospettiva comparativa Risultano allora inevitabili, da una parte, l'ampio riferimento a ricerche storiche e antropologiche, e, dall'altra, la critica della teoria economica convenzionale di stampo neoclassico Per questa via, Polanyi individua la specificità istituzionale della società di mercato o capitalistica in modo molto più radicale di quanto solitamente si usi nostri giorni Mai nella storia precedente, a suo avviso, il funzionamento e la dinamica dei sistemi sociali erano stati determinati da una struttura distinguibile e definibile come “economica”, cioè dotata di norme e innovi che si presentano come tipicamente “economici” Una formula usata da Polanyi esprime drasticamente la cesura storica, gli ovuli limiti di ogni formula: mentre in precedenza l'economia era embedded nella societá, cioè organizzata all'interno di altri aspetti della vita sociale e finalizzata alla riproduzione dell'organizzazione sociale nel suo complesso, ora la società tende ad essere embedded nella sua economia Questi fondamentali teorici sono rilevanti per l'analisi più concreta della società contemporanea, nella sua complessità e nella sua dinamica Temi rilevanti in tal senso, oltre a quello della cesusa tra la società di mercato e le precedenti, sono l'inevitabile “difesa” messa variamente in atto dalla società contro le conseguenze più dannose dell'organizzazione “di mercato” e l'altrettanto inevitabile crisi del “sistema istituzionale” liberale, destinato alla “trasformazione” in quello “corporativo”, nelle sue diverse modalità Roberto Rizza, da parte sua, si concentra sulle opere polanyiane che si sono dedicate all'analisi delle istituzioni economiche e sociali più adatte ad una società industriale, tenendo conto del fallimento dell'utopia liberale del laissez faire La soluzione prospettata dal Nostro, e a parere di Rizza, si fonda sulla costruzione di un'organizzazione democratica retta sull'auto-gestione dei lavoratori, in grado di superare lo schema dell'individualismo utilitaristico liberale e la conseguente riduzione della società alla sola somma dei suoi rapporti economici Per raggiungere questo scopo, Polanyi elabora nelle opere esaminate, un modello istituzionalista che consiste nell'introduzione nel calcolo economico di valori e istituzioni sociali, al fine di individuare un rapporto tra la moltiplicazione dei beni e la maggiore utilità sociale della produzione, raggiungibile attraverso un'equa distribuzione In questo quadro, emerge un problema di contabilità economica — che l'economia capitalistica gestisce inefficacemente dal punto di vista del benessere collettivo — e che ruota attorno alla conciliazione di due esigenze: una rappresentata dall'elemento della produzione e dalla realizzazione della massima produttività, l'altra caratterizzata dalla distribuzione della ricchezza prodotta e dalla necessaria presenza di un diritto redistributivo di tipo sociale In conclusione Rizza evidenzia come tali proposte, pur riferite ad un problema specifico — quello legato all'elaborazione di criteri contabili alternativi a quelli del capitalismo liberale — esprimono già ciò che Polanyi svilupperà successivamente il termine embeddedness, vale a dire l'idea dell'incorporamento sociale della produzione economica, ed inoltre costituiscono i primi tasselli della prospettiva analitica polanyiane fondata su un paradigma istituzionalista antiutilitarista e umanisticamente orientato allo studio dell'economia Ma dicevamo che nel presente testo seguono ben cinque scritti più mirati e “intepretativi” (oseremmo dire “di parte") che assumono elementi analitici specifici e peculiari del pensiero polanyiane traducendoli poi in proposizioni intepretativopropositive Con il saggio di Le Velly si affronta il tema della ricezione dei contributi di Karl Polanyi nella nuova sociologia economica, concentrandosi inparticolare sulle critiche e sui fraintendimenti sorti attorno al concetto di radicamento Secondo l'autore, in particolare, è possibile superare tali critiche — e quindi in un certo modo fare chiarezza nel pensiero di Polanyi —distinguendo due nozioni di radicamento, che rimandano a due approcci differenti — ma complementari — alle relazioni tra economia e società Il radicamento inscription, anzitutto, che fa riferimento supporti istituzionali su cui necessariamente si appoggiano tutte le economie Il radicamento insertion —invece — che descrive i differenti livelli di differenziazione delle economie e misura, in un certo modo, il grado di autonomia della sfera economica rispetto a tutte le altre sfere di azione sociale Con il saggio della Azam si analizzano le più recenti trasformazioni che hanno portato all'emergere della cosiddetta economia della conoscenza partendo da una critica dei paradigmi economici all'analisi della conoscenza stessa Per l'Autrice infatti il termine economia della conoscenza presuppone un radicale cambiamento, non solo per l'organizzazione produttiva, ma per la stessa conoscenza che da bene comune diventa un bene 'economico' scambiabile Processo questo che trova — secondo l'Autrice — le sue origini nel neoliberismo e neoconservatorismo emerso a partire dalla fine degli anni Sessanta, e che, negli anni Ottanta, si è concretizzato (prima in America, ma poi anche in Europa) nella legislazione in materia di diritti di proprietà intellettuale Lo scritto di Mendell si concentra, per parte sua, sul concetto di “pro-cesso istituito di democratizzazione economica” proposto da Karl Polanyi a partire dai suoi scritti meno noti, precedenti e successivi alla pubblicazione inglese de La grande trasformazione Scritti che l'autore consacrato al tema della democrazia economica, formulando la sua proposta di democrazia funzionale, influenzata dal corporativismo sociale di G.D.H Cole e dagli scritti di Robert Owen e di Otto Bauer In essi, secondo Mendell, Polanyi insiste sulla capacità degli individui e delle collettività di agi re sul proprio destino, concorrendo alla costruzione dei processi di cambia-mento socioeconomico ed istituzionale che contraddistinguono la società contemporanea Il saggio si sofferma, in particolare, sull'impatto della società civile sull'innovazione in termini di politiche pubbliche o istituzionali, e sulle precondizioni di istituzionalizzazione di tali pratiche L'innovazione dunque, secondo l'interpretazione proposta da Mendell delle opere di Polanyi, dà luogo a processi istituiti di democratizzazione economica radicati nella società civile Mentre i contributi di Cangiavi, Caillé e Lavine individuano i rapporti di Polanyi il pensiero di Marx e Weber, Karl PolanyiLevitt sottolinea i rapporti fra Polanyi e Keynes Questi due autori hanno in comune una volontà di reagire contro gli effetti destrutturanti di un capitalismo finanziario senza limiti Per tale ragione la salvaguardia della società e della natura esige, secondo essi, una regolazione democratica La politica economica deve cioè essere subordinata alle finalità sociali e dell'ambiente, la qual cosa presuppone l'abbandono di una crescita indistinta ed un capitalismo universale e la sua sostituzione una integrazione multipolare di economie regionali, indissociabili da istituzioni ancorate nelle realtà culturali plurali Il saggio, infine di La Rosa propone di 'tornare' a Karl Polanyi per fondare una non formale e non effimera base di analisi e di esperienza di una etica economica per le imprese spesso orientata a finalità strumentali anch'esse 'incorporate' nella logica economicistica e strumentale Al termine di queste brevi note, vorremmo offrire alcune suggestioni di fondo sull'attualità del pensiero polanyiano e che, al di dei contributi qui presentati, ci paiono permanere quali 'punti fermi' delle scienze sociali contemporanee e dunque di stimolo per chi si avvicina non solo al pensiero di Polanyi ma più in generale alla nostra disciplina sociologica e più in particolare alla sociologia economica La prima è relativa alla teoria dell'embeddedness, elaborata da Polanyi, e ripresa poi, fra gli altri, da Granovetter, che costituito la rifondazione della sociologia economica, fino a quel momento in profonda crisi Così oggi si parla di nuova sociologia economica, la quale pone le sue basi nell'assunto teorico che il comportamento e le preferenze economiche non possano essere compresi come funzione di utilità di attori atomizzati, ma dipendano strettamente dai contesti sociali diversi in cui gli attori operano, intesi come reti di interazione sociale e come istituzioni, norme e abitudini cognitive e culturali Ne discende che le modalità di strutturazione dei fenomeni economici sono variabili in relazione ad ambienti storici e culturali diversi e il concetto di embeddedness non è altro che lo strumento per identificare sia da un punto di vista macro, sia da uno punto di vista micro, le diversità sociali che connotano i comportamenti economici La seconda è quella che fa riferimento alla letteratura sulla varietà dei capitalismi, che considera l'economia di mercato come un fenomeno storicovariabile nello spazio e nel tempo, influenzato da istituzioni economiche e non economiche che intrecciandosi danno forma a costellazioni diversificate L'eco dell'impostazione polanyiana è evidente, tanto che si distingue tra forme di regolazione dell'economia e relative istituzioni: lo scam bio di mercato retto dai prezzi e egemonizzato dall'istituzione del mercato, la reciprocità che dipende da obbligazioni condivise e vede al entro l'istituzione familiare, la ridistribuzione, retta dal principio dell'autorità, lo stato (ed il pubblico) quale principale vettore istituzionale Ebbene, i modelli di capitalismo si fondano proprio sull'intreccio variabile di queste forme di integrazione economia-società Nell'ambito di questa impostazione si colloca, fra gli altri ma fra i primi, il lavoro di Gosta Esping Andersen che avviato il suo The Three Worlds o Welfare Capitalism un profondo dibattito a livello internazionale sulle fondamenta sociali dell'economia e rifondato gli studi sui modelli di welfare Questo testo – così influente e così citato – fonda la propria analisi su un altro concetto elaborato da Polanyi e richiamato dallo stesso studioso danese citando esplicitamente Polanyi: quello di decommodification/demercificazione, che indica la capacità, da parte dello stato sociale, di sottrarre gli individui dalla dipendenza dal mercato, garantendo loro uno standard di vita ;accettabile, anche in condizioni di difficoltà economica In quest'ottica sono ricostruiti i modelli di welfare capitalism basati sul fatto che le politiche sociali e del lavoro concorrono, a seconda delle scelte, ad alterare la struttura della diseguaglianza sociale ed In letteratura sono presenti studiosi come Hollingworth particolarmente interessati all'innovazione, altri che affrontano la questione adottando un L'Iqtituto Karl Polanyi di Economia politica, la cui sede si trova all'Università Concordia di Montreal, intrapreso una ricerca su Internet concernente il numero di riferimenti a Polanyi dal 1989: l'opera di Polanyi è stata citata circa 25000 volte Una ricerca simile deve essere intrapresa per gli anni '80 L'improvviso recupero di interesse per Polanyi dal 1989 non sorprende Alcune esperienze sono ben note, come il bilancio partecipativo a Porto Allegre o la banca Grameen in Bangladesh Essi fungono spesso da esempi per mostrare come la società civile abbia la capacità di mettere in opera strategie e istituzioni alternative che funzionano Le esperienze e le iniziative sono talmente numerose che molti analisti parlano sempre più di emergenza di una economia parallela Altri parlano di economia cittadina Infine, altri ancora continuano a pretendere che queste esperienze rimangano marginali 157 156 punto di vista politologico allo scopo di studiare la natura delle istituzioni democratiche partecipatine presenti nel contesto di una configurazione istituzionale più larga, ponendo al centro dell'analisi le norme in relazione a differenti strutture di governante e di pratiche, ed altri ancora che studiano gli arrangiamenti istituzionali nelle spazio dal punto di vista dei contesti di apprendimento e delle forme di trasformazione territoriale (Harvey, 2000; Torjman, Leviten Reid, 2003a; 2003b) Anche se gli effetti di queste configurazioni istituzionali sui cambiamenti a larga scala variano, il loro successo e la loro visibilità crescente contribuiscono ad accentuare la pressione per favorire gli stessi cambiamenti (Ferber, Nelson, 1993) Quali sono i processi di trasmissione e di trasformazione ad ogni livello? Cercando di rispondere a questa questione complessa, si scopre presto che non si arriva a niente se si adotta una visione binaria del mondo Gli scritti che Karl Polanyi consacrato alla democrazia economica, la sua proposta di democrazia funzionale (socialismo funzionale), influenzata dal corporativismo sociale di G.D.H Cole, dagli scritti di Robert Owen e anche da quelli di Otto Bauer a proposito dell'esperienza della Vienna Rossa (19171934) contribuiscono a una concettualizzazione dei processi contemporanei di istituzionalizzazione ed in particolare quello che può essere definito il processo istituito di democratizzazione economica Polanyi fornisce un quadro che, sebbene incompleto, ci permette di studiare la modalità cui individuare la trasformazione della democrazia funzionale I semi stavano germinando Vienna aveva costruito un socialismo municipale partecipativo, inclusivo e democratico Rispondendo a Ludwig von Mises per il quale una democrazia socialista era impossibile, Polanyi sosteneva che un socialismo di tipo associativo e democratico era possibile e opponendosi a von Mises affermava che era anche possibile costruire un sistema di prezzi e un'economia che si basasse su principi differenti da quelli del libero mercato Ricordo brevemente il dibattito sulla realizzazione del socialismo, poiché può essere di grande attualità (Menden, 1990) Ai nostri giorni, questi scritti di Polanyi forniscono una chiarificazione storica importante e offrono punti di riferimento molto attuali per coloro che si collocano nella corrente della democrazia associativa e che cercano di comprendere altre configurazioni istituzionali alternative (Cohen, Rogers, 1995; Amin, 1996) Iniziative socioeconomiche comunitarie o organizzate localmente stanno sviluppando forme organizzative che criticano il modello dominante attraverso pratiche innovative Al pari di numerosi autori contemporanei che concettualizzano questi sottosistemi democratici di regolazione o sistemi paralleli di organizzazione socio-economica che coesistono all'interno di un contesto istituzionale più grande, in contraddizione flagrante i modelli dominanti, Polanyi contraddice la tesi dell'impossibilità del socialismo appellandosi alla realtà della Vienna socialista Proponendo una democrazia funzionale, dinamica e interattiva, Polanyi concepito una configurazione istituzionale basata sull'associazione di produttori e consumatori così come uno spazio comune molte importante (una assemblea di cittadini) nell'interesse collettivo Il successo di questa democrazia funzionale dipende da un impegno nei confronti del bene collettivo e dalle capacità di ciascun individuo nella sua professione Ma tale capacità è possibile solo se ciascuno è cosciente individualmente della sua funzione Inoltre, la coscienza delle funzioni economiche particolari necessita, come condizione indispensabile, una visione d'insieme e una comprensione collettiva delle modalità di funzionamento dell'economia Bauer ragione di insistere sul fatto che il ruolo dell'informazione evoca l'organizzazione sociale La conoscenza senza il contesto, senza le circostanze specifiche, senza Obersicht (visione di insieme) è assolutamente impossibile (Polanyi, 1922a, 1922b) Polanyi sottolineato la necessità di studiare i processi di trasformazione quali gli individui partecipano considerando se questi processi rispondono bisogni espressi Ha chiamato tale fenomeno “visione d'insieme interiore” o sorveglianza democratica (Obersichtleitung, che si muove dall'interno all'esterno) visto che la nostra vita e le nostre esperienze hanno un ruolo fondativo Le associazioni e i sindacati possono fornire un esempio, così come le organizzazioni della società civile (movimenti sociali, gruppi comunitari) I risultati danno luogo a una visione d'insieme dell'economia, una prospettiva macro Sono le associazioni che costituiscono il legame tra il micro e il macro L'esistenza di questo legame evoca la formazione di sottosistemi istituzionali ibridi che in numerosi casi riconfigurano le relazioni tra il privato, il pubblico e il comunitario, sovente sotto forme di partenariato un ruolo importante giocato dai gruppi sociali nella costruzione di un corpus di conoscenze di cui le persone sono gli agenti della trasformazione socio-economica Oggi si parla di rafforzamento delle capacità, d'autonomizzazione di contesti di apprendimento Anche se applicati spesso in modo ingenuo, es si contano realmente e l'insistenza di Polanyi sull'apprendimento collettivo ci fornisce suggestioni importanti a questo proposito E allorquando sottolinea che le leggi dell'economia sono negoziabili, evidenzia il fano elio nel liberismo tale negoziazione finisce per servire gli imperativi dell'economia di mercato Democrazia e apprendimento sociale In un articolo del 1933 consacrato alla crisi internazionale, Polanyi scrive che una democrazia ricostituita necessita di una comunità attiva; in un contesto alienante ciò è possibile solo grazie all'apprendimento sociale La conoscenza della situazione è necessaria e sufficiente per aggirare il mito della fatalità e dell'impotenza La conoscenza dell'ambiente politico e economico dominante e la presa di coscienza che è possibile resistere, favoriscono la mobilitazione dell'azione individuale e collettiva Per questa ragione, l'innovazione istituzionale è necessaria Come afferma a questo proposito Polanyi “più si considera in profondità la ricchezza e la diversità delle istituzioni della democrazia, più è realistico delegare le responsabilità agli individui” (Polanyi, 1933) E mercato in quanto processo istituito dipende da una costruzione sociale della conoscenza che rafforza l'opinione dominante attraverso il testo, l'interpretazione, il linguaggio, i mass media e l'opinione pubblica Polanyi era un fervente sostenitore della riforma dei programmi e dell'accesso universale all'educazione Negli anni '40 partecipato al dibattito sulla riforma del sistema educativo in Gran Bretagna, sull'educazione socialista per il movimento operaio e sulla formazione per gli adulti Ha difeso la necessità di migliorare la formazione culturale e intellettuale della classe operaia per offrirle i mezzi di trasformazione della società, per coniare un insieme di conoscenze valide rigettando l'ineluttabilità di una società di classe e l'impossibilità di una pianificazione democratica Era necessa r io secondo Polanyi riorganizzare radicalmente la conoscenza in quanto essa riflette la realtà vissuta dalla classe operaia Si tratta di una visione inulto vicina al lavoro critico prodotto dal movimento femminista che l'atto dell'esperienza quotidiana la base della scienza, nonché una forza di mobilitazione per le donne al fine di trasformare la loro vita e quella degli uomini La realtà vissuta può mettere in crisi il modello dominante Forte di questa conoscenza l'individuo diviene economicamente e epistemologicamente un individuo differente Ma esaminiamo brevemente alcuni modo di considerare l'educazione e la formazione della conoscenza Hodgson selve che l'apprendimento è costruito dalle strutture sociali e si produce nel loro ambito; ciò implica che sia necessario adattarsi alle nuove situazioni e che, in fin dei conti, istituzioni e culture giocano un ruolo essenziale nella costruzione di concetti e norme del processo di apprendimento (Hodgson, 2002, pp 176-177) Polanyi studia la natura di queste istituzioni e culture e si domanda se le persone si riconoscono nei processi di apprendimento Se ciò non accade, essi sono spossessati del loro potere e finiscono per disimpegnarsi Ancora una volta l'esperienza della Vienna Rossa e l'importanza data alla cultura, alle questioni sociali e all'educazione, giocano un ruolo essenziale nell'analisi di Polanyi, visto che aveva potuto osservare la grande efficacia di una tale esperienza educativa A Vienna l'idea fondamentale era di creare un nuovo ambiente per la vita umana attraverso riforme istituzionali al centro delle quali era postariforma scolastica Anche le democrazie sociali hanno perseguito questa strada rendendo i cittadini una umanità socializzata grazie a una “politica della pedagogia” (Mendell, 1994) L'obiettivo era quello di trasformare le prospettive della classe operaia L'educazione, la riappropriazione delle conoscenze era essenziale per una politica dell'emancipazione; o meglio, riprendendo le parole di Raymond Williams, è necessario mobilitare l'immaginazione: le persone hanno bisogno di credere alla possibilità dell cambiamento È necessario costruire dei “regimi di discorso”, vale a dire dei sistemi di conoscenza e dei modi di pensare per definire un tipo di im m aginario differente e differenti modalità d'azione che riflettono la nostra vita quotidiana e il mondo nel quale viviamo (Harvey, 2000), p 214) A questa proposito non si può non pensare all'educazione popolare e all'opera di Paolo Freire la sua pedagogia della liberazione Ma, come sostiene Veblen, una tale idea si applica anche all'evoluzione della tecnologia che necessita di un cambiamento nel modo cui la gente pensa: in effetti l'acquisizione e la trasmissione di conoscenze è un processo sociale (Mc Cormick, 2002, p 274) Ai nostri giorni la conoscenza concepita come processo sociale è all'origine di riferimenti alla conoscenza locale, intesa come un processo di apprendimento che ancora l'innovazione socioeconomica alla vita della comunità, del tessuto locale, della regione Si tratta di un'innovazione che origina a partire da un processo di apprendimento collettivo in cui gli individui e i gruppi hanno un ruolo fondamentale (Torjman, Leviten-Reid, 2003a, 2003b) La maggior parte di queste esperienze sono nate come reazione alla ristrutturazione economica degli anni '80 e a una critica verso l'approccio clientelare dello stato sociale elaborata da gruppi progressisti Ai nostri giorni queste esperienze si moltiplicano e diventano più visibili, non sono solo fenomeni isolati e si nutrono di negoziazioni, collaborazioni o partenariati Lo spirito dell'impresa sociale, la proprietà collettiva e l'investimento fanno concorrenza in modo efficace alle organizzazioni di mercato basate sulla proprietà privata e il profitto individuale Queste iniziative sono presenti all'interno di contesti istituzionali ibridi, spesso a livello meso Creano dei legami orizzontali tra differenti attori sociali e lo Stato, e dei legami verticali tra settori Hanno una base locale o regionale e possono essere rappresentate da più grandi reti associative che negoziano in loro vece Queste iniziative dipendono da una coevoluzione, producendo una combinazione di apprendimento e di resilienza per coloro che partecipano (Pasquet, 1999) Tuttavia il successo di queste iniziative risiede nel loro carattere locale, nella riappropiazione della conoscenza attraverso le pratiche sociali che costringono anche lo Stato a reagire, a partecipare all'innovazione istituzionale, modificando le politiche della governance Ai nostri giorni “i cittadini e la collettività possono costruire attraverso le associazioni contesti di apprendimento che favoriscono la creazione di meccanismi di autonomia di fronte all'alienazione del mercato e al potere burocratico dello Stato (Carpi, 1997, p 265) Da questo punto di vista è possibile affermare che nostri giorni sono inmarcia processi di democratizzazione economica che permettono di reincorporare l'economia in un contesto sociale in forme di diverse: sviluppo economico locale e comunitario, economia sociale, distretti industriali, nuovi strumenti di accumulazione del capitale, bilancio partecipativo Tali manifestazioni possono essere considerate come repertori di contro-movimento formulati in risposta al fallimento (prevedibile) delle politiche neo-liberiate e sono dibattute sempre più frequentemente dalla scienza politica utilizzando il concetto di democrazia deliberativa al fine di descrivere l'effetto di queste iniziative sull'innovazione istituzionale In un libro stimolante Chantal Mouffe si chiede se la democrazia deliberativi costituisca una teoria appropriata della democrazia: in effetti il suo obiettivo è quello di risolvere delle crisi ed arrivare a un consenso che, secondo Chantal Mouffe non è proprio l'essenza della democrazia Secondo l'autrice l'espressione democrazia agonistica è più adatta, perché riflette le tensioni e le negoziazioni dinamiche che definiscono e arricchiscono la democrazia stessa (Mouffe, 2000) Si tratta di dibattiti teorici importanti che ci permettono di intravedere come si produca il cambiamento sistemico a livello micro, macro e melo Sono gli attori che costruiscono lo scenario, costringendo le istituzioni a reagire, anche se lentamente ma progressivamente a causa dei processi di inerzia istituzionale I processi di cambiamento che hanno origine nella società civile influenzano il comportamento individuale e collettivo e la trasformazione delle istituzioni Questi movimenti per quanto dispersi e frazionati, si collocano all'interno di sistemi istituzionali nuovi, e mostrano, come afferma Polanyi (1977), il ruolo del cambiamento deliberato delle istituzioni umane, la libertà di cambiare le istituzioni Tali processi di cambiamento sono forme di resistenza che vanno al di delle rivendicazione al fine di ottenere risorse o spazi politici concretizzandosi in nuove configurazioni sociali nell'ambito di una pluralità di istituzioni che si accavallano i limiti della società civile e delle istituzioni di governo Riferimenti bibliografici Amin A (1996), “Beyond associative democracy”, New Political Economy, vol 1, n 3, pp 309-333 Amin A et Palan R (2001), “Towards a non-rationalist political economy”, Review of International Political Economy, vol 8, n 4, pp 559-57T Carpi T (1997), “The prospetta for the social economy in a changing world”, Annals of Public and Cooperative economics, CIRIEC Intemational, vol 68, n 2,pp 247-280 Cohen J et Rogers J (a cura di) (1995), Associations and Democracy, Verson, 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delle opzioni più significative e rilevanti sulle quali oggi il dibattito si concentra quando si parla appunto di etica di impresa Con una espressione che potrà sembrare anche paradossale e quasi un gioco di parole potremmo dire che, per la maggiore parte, sono sempre la giovi reali e sostanziali che motivano 'il nuovo corso' delle imprese ed il nuovo interesse per l'etica, anche se poi tale interesse si traduce in aspetti poco più che formati, rivelandosi dunque una scelta tutta 'strumentale' In tale prospettiva crediamo dunque opportuno soffermarci su tali motivazioni nuove ed emergenti perché in grado di suggerirci poi quale potrebbe essere la strada da percorrere e le sperimentazioni da attivare, che cercheremo di esplicitare nel prosieguo Nell'enunciare tali ragioni cercheremo anche di superare quello che potrebbe sembrare un mero elenco analitico-espositivo, per correlare e ricomporre, per quanto possibile, le variabili entro grandi categorie esplicative Le categorie di partenza riteniamo possano essere individuate (e qui Iv accenniamo per larga sintesi dandole per note più) nelle “rapide trasformazioni”, nel “trionfo del capitalismo” (con la fine di alternative), nella “globalizzazione versus localismi”, nella caduta ancora di consolidati val or i comuni e generalizzati, nella crescente consapevolezza delle istituzioni economiche di 'essere' istituzioni sociali e nella emergente differenziazione funzionale, che provoca p ro voca reazioni anche dicotomiche come quella della sicurezza che si oppone però a quella della autonomia individuale e della frantumazione degli interessi in piccoli o grandi corporativismi Riteniamo cioè che al fondamento teorico, filosofico o morale, da sempre 'evocato' e presente nella generalità dei soggetti, oggi si `sovrapponga' una sorta di diffuso sentimento (sentire comune) fondato sulla speranza-convincimento che il richiamo all'etica possa in qualche modo 'prevenire' le implicazioni negative che si temono nella società odierna, sempre più fondata su insicurezza e flessibilità, su rapporti asimmetrici che determinano insieme debolezza/disagio sociale/insicurezza unita ad una debolezza economica Tutto ciò, in quanto verificato, rende, a nostro parere, più complesso il reale radicamento del problema etico, oggetto appunto della nostra riflessione In tale quadro si è rilevato come, intaccati i valori classici nel rapporto fra garanzie e libertà, non si può più, d'altra parte, delegare tutto al solo mercato ed al trionfante `capitalismo', dopo la morte degli oppositori, anché perché iniziamo, e non da oggi, a rilevare 'danni' non irrilevanti sui soggetti, sulle comunità, sull'ambiente e sulla natura in genere (che non può più essere considerata puro strumento a servizio dell'uomo), che conducono a ricercare anche una nuova accezione di sviluppo Dall'altro lato fenomeni ricordati quali la globalizzazione e la finanziarizzazione dell'economia hanno di fatto messo in discussione, ma anche indebolito, i singoli governi nel controllo delle dinamiche socio-economiche E ciò però non nella direzione della negazione del mercato, quanto piuttosto di un suo rafforzamento, ma caratteristiche di trasparenza e credibilità in grado di contrastare comportamenti opportunistici diffusi Questa ultima considerazione ci conduce ad una ulteriore 'condizione' che può spiegare quello che noi abbiamo definito un ritorno dell'etica: vale a dire la pluralizzazione degli interessi di tutti i soggetti operanti od incidenti sulla e nella impresa I poteri nell'impresa postindustriale, infatti, da un lato divengono sempre meno 'visibili' (azionariato diffuso ma 'noccioli duri') e, dall'altro, si pluralizzano rispondendo ad interessi sempre più diversi (lavoratori, management, azionisti, utenti, stakeholders più in generale) e richiamando l'esigenza di un loro bilanciamento non casuale ma mirato, senza prevaricazione, e purtuttavia che risulti il più efficace ed efficiente per la mission dell'impresa e per tutti i gruppi coinvolti (la ricerca cioè di una sorta di minimo comune multiplo) Di qui il senso e l'emergenza, per esempio, della 'corporate governance ', uno dei paradigmi che viene più generalmente associato al tema dell'etica economica nell'impresa Da rilevare, inoltre, che ciò si deve poi comporre i sempre più numerosi (più per la verità all'estero che in Italia) codici morali che le varie componenti professionali si stanno anche autonomamente dando Ciò infatti frammentato quelli che venivano considerati 'canoni universali' validi 'erga omnes', In qual cosa finisce per esaltare e salvaguardare il solo rispetto formale delle regole e delle procedure, a volte autodeterminate, un ventaglio di voci che, lontano dal tentare una condivisione valoriale, fanno emergere invece, in una sorta di 'gara' e di presenze concorrenziali, quanto si fa nelle direzione etica: dalla P.A alla cooperazione, dalle banche alla organizzazione dei servizi alla persona, dalle organizzazioni dei consumatori alle società quotate e non quotate in borsa Si afferma così, contro tale prospettiva, un primo, preciso orientamento teorico interpretativo che noi definiremo di sociologia economica europea (per distinguerlo da quello anglosassone/statunitense), teso a costituire un percorso analitico che delinei il pericolo di un “capitalismo che divori la società” o di un'azione delle imprese che, sotto la pressione competitiva globale non rispettosa, neppure per riferimento al passato e ad orientamenti consolidati, della natura e dei nuovi bisogni dei soggetti, operano in forme e luoghi differenziati (Europa, Stati Uniti esternalizzando nel medio od estremo oriente parte dei processi produttivi nessun controllo sugli orari, utilizzo dei minori, condizioni di sicurezza, ecc.) senza alcun principio anche rispetto a statuti che parevano formalmente acquisiti In tale ottica si tenta innanzitutto di proporre le componenti e le dimensioni sociali anche, e soprattutto, dei fenomeni economici (= azione economica come azione sociale), che nel nostro paese trovano agevole riscontro, ad esempio, nel fenomeno dei distretti industriali Tutto ciò fa emergere in termini problematici l'insufficienza dell'azione normativa centrale e/o istituzionale e propone una regolazione sociale più articolata e complessa Ciò che in questo caso si vuole chiarire è che è difficile formalizzare modelli validi per ogni occasione e sarà il complesso rapporto fra persone, organizzazioni e contesti a 'delineare' le condizioni di un agire che per il momento definiremo 'etico' A partire da questa rilevanze in gran parte nuove possiamo allora parlare ed abbiamo evocato il tema di un 'ritorno dell'etica', che abbisogna tuttavia di specificazioni di carattere teorico ed operativo insieme Le ni più diffuse e consolidate (cfr per tutte Mazzocchi G., Villani A (a cura di), Etica, economia e principi di giustizia, FrancoAngeli, Milano, 2001) riconoscono che il quesito preliminare che può dare, e in realtà dà un di verso orientamento alle elaborazioni scientifiche ed operative si diparte da una diversa risposta che viene offerta al rapporto fra individuo e collettivo, fra valori che attengono il singolo individuo e valori e concezioni che tengono la comunità “La questione è se i valori sono costruiti dai singoli che in qualche modo fanno confluire in unità il loro sentire o invece nascano nella società in quanto tale” (ibidem) Esistono infatti approcci teorico-filosofici che riconoscono la realtà individuale come unica entità di riferimento e che dunque fanno risalire i principi etici ad un contratto sociale stipulato fra individui senza considerazione per la società, se non come insieme di individui che, nella misura in cui si trovano ad operare assieme, stipulano patti reciproci che rispettano le esigenze dei soggetti fino al punto in cui non danneggiano l'altro Numerosi sono gli orientamenti riconoscibili – seppur in forme differenti – in tale approccio, come quello libertario, quello liberal -democratico, contrattualista e/o neocontrattualista Dall'altro lato, in specie negli anni a noi più recenti, contestualmente alla nascita, sviluppo e consolidamento delle politiche di Welfare State, si confrontano gli approcci che in qualche modo riconoscono un ruolo 'forte' alla struttura ed alle istituzioni, una accezione del bene comune a cui gli individui devono adattarsi accettando i limiti definiti dal momento pubblico, in specie per porre rimedio “fallimenti dei mercato” Recentemente quest'ultimo approccio è stato messo fortemente in discussione contrapponendo i fallimenti dello Stato a quelli del mercato e del momento pubblico all'azione privatistico individuale Ma, come si può ben rilevare, nessun approccio può dirsi risolutivo e dominante; dunque, ne deriva che una concezione dell'etica, come afferma Mazzocchi “in una società concreta e reale deve necessariamente fare riferimento ad una pluralità di criteri, cioè non può che essere una concezione complessa” (Mazzocchi G., Quale giustizia sociale? Frutto di un patto fra gli individui? Concezione e prassi di una comunità? Obiettivi, significato e metodo di una ricerca, in Mazzocchi G., Villani A (a cura di), op cit.) Ed è proprio a questo punto che “entra in gioco” – a nostro parere – la proposta di Polanyi, o meglio una specifica interpretazione che intendiamo avanzare di tale proposta riferendola appunto al tema dell'etica economica Peraltro già in Weber (ne facciamo, qui, un solo accenno)la razionalizzazione è un processo che implica agire razionale di natura utilitaristica (agire razionale rispetto allo scopo) ma anche altre tipologie di agire (soprattutto un agire razionale rispetto valori) ugualmente essenziali per garantire la comunità nel suo complesso In tale prospettiva precisiamo innanzitutto che proporre alcune riflessioni ed analisi di Karl Polanyi non vuole né significare una `assolutizzazione' delle analisi del nostro Autore né una 'soluzione esclusiva' problemi di cui abbiamo fatto cenno più sopra Rappresenta una modesta 'proposta' aperta ma sopratutto metodologica in una ottica macro in grado però di interessare l'insieme dei sotto-sistemi societari in uno scenario complessivo e coinvolgente tutti i diversi ruoli e le differenti e nuove funzioni delle istituzioni pubbliche e private Polanyi, come è noto, si rifà concetti di comunità e società di Tonnies, per affermare nelle società occidentali la perdita del senso della comunità locale sostituito dall'utilitarismo individualistico; di qui l'artitificiosità della società mercantile Egli così oppone una naturalità dell'u o mo sociale ad una concezione opposta di uomo economico, difendendo la società che rischia di essere sommersa da una economia uscita dal suo alveo sociale In tale prospettiva, di necessità molto sintetica, in questa sede, facciamo riferimento ad una nostra interpretazione del pensiero appunto di Polanyi relativamente al ruolo, come detto, delle istituzioni societarie rispetto a quelle più specificatamente economiche, assumendo noi –secondo un ap proccio ormai diffuso – che la società possa articolarsi a livello macro in tre ampi sottosistemi: sotto-sistema economico (logica dominante dello scambio); sotto-sistema politico-amministrativo (logica dominante della redistribuzione); sotto-sistema socio-culturale (logica dominante della reciprocità) Ovviamente diamo per note le definizioni oramai consolidate dei tre sotto-sistemi, intendendo che il sotto-sistema economico ricomprenda nume le organizzazioni mercantili fondate – affermerebbe Polanyi – sull'utilitarismo i ndividualistico e sulla forma prevalente dello scambio; il sotto-sistema politico-amministrativo rappresenta quello relativo a tulle le organizzazioni dell'amministrazione pubblica dove prevalente è la ragione della re distribuzione ed equità, mentre quello socio-culturale (alla Parsons ) ricomprende le organizzazioni destinate a trasmettere e salvaguardare valori, comportamenti e il sistema di status/ruoli È ovvio che i tre sotto-sistemi devono avere uguale rilevanza e funzione, pena appunto l'affermarsi di una società in cui il sotto-sistema economico non solo è dominante ma diviene anche la ratio degli altri sotto-sistemi, e dunque sottomette la società ad un economicismo estraneo alla sua natura sociale Tutto ciò è espresso da Polanyi la convinzione che le tre modalità di rapporto fra istituzioni societarie (scambio, redistribuzione e reciprocità) debbano convivere in eguale rilevanza e dignità entro il sistema sociale più ampio La crisi dei rapporti fra i sotto-sistemi è individuata dunque da Polanyi – a nostro parere – proprio come la causa anche della crisi societaria odierna; ma nel contempo spiega anche perché nessuno dei sotto-sistemi (non il pubblico dunque ma neppure il privato-mercantile e –aggiungiamo noi – neppure la 'società civil e') può ritenere di sostituirsi ad uno qualsiasi dr gli altri due Ma non volendo né potendo proseguire l'analisi polanyiana sul terreno dei rapporti fra sotto-sistemi , a noi qui interessa maggiormente sottolineare una ulteriore intuizione del Nostro; ognuno dei tre sottosistemi deve prevedere, pur nella dominanza di una “rateo” (scambio, redistribuzione reciprocità) ad essi propria, anche una compresenza/commistione/ibridazione degli altri due principi Non dilungandoci ora sulle implicazioni per ciascun sotto-sistema di questo aspetto, ci limiteremo a focalizzare le implicazioni proprie al sotto-sistema economico essendo, come già anticipato, il nostro obiettivo di cercare di precisare la natura e la logica che dovrebbe essere propria all'etica di impresa In realtà cosa significa ibridare il principio pur fondativo dello scambio quelli della reciprocità e redistribuzione nell'ambito di un sottosistema dominato appunto dall'agire razionale ed utilitaristico? E cosa significa tutto ciò nell'ambito di una ipotesi interpretativi che non considera tale “mix” come casuale, provvisorio, probabile o opzionale ma essenziale al buon funzionamento sia del sotto-sistema economico sia del sistema societario più complessivo? Anticipiamo la risposta che cercheremo di esplicitare per rendere più chiaro il nostro percorso: significa non solo definire, la natura dell'etica di impresa ma anche la sua essenzialità (e dunque non opzionalità) alla vita stessa delle aziende prima di tutto e – contestualmente – al loro corretto porsi nella società (prima ancora che per la società) Infatti operare secondo una prevalente ma non esclusiva ragione di scambio, significa operare secondo una razionalità non solo strumentale (e perciò stesso razionale rispetto allo scopo e non razionale tout court) ed economicistica ma secondo una razionalità economico-sociale che come aspetto fondante lo scambio nel quadro di una razionalità più ampia pur se orientata specificatamente all'utilità E ciò, nella sua significatività, interpretativo-conoscitiva seppur breve e ,concisa' (ma non ci vogliamo dilungarti esplicitando quanto conoscitori del pensiero polanyiano potranno ben acquisire nel suo profondo significato entro almeno le prospettive che ci siamo dati in questo scritto) oltre a rinviarci a Weber legittimando e rafforzando quanto enunciato più sopra e ritrovando a nostro parere il fondamento di una etica economica e sociale valoriale in grado di andare oltre l'economicismo ma anche l'individualismo e il contrattualismo di John Rawls, fa riferimento 'forte' ad una etica propria alle organizzazioni (oltreché all'individuo) che riceve legittimità dalla comunità ma che ritrova la sua specificità proprio nel territorio e nelle condizioni in cui le stesse operano E per l'impresa le implicazioni e conseguenze possono ben evincersi Per chiarire ancora maggiormente tale opzione polanyana ci sono ora di ausilio Granovetter, Carroll ed infine Lozano di cui esporremo il pensiero strettamente ed esclusivamente però connesso al nostro presente ragionamento, al solo fine di esplicitare più chiaramente le conseguenze di quanto abbiamo `evento' dal pensiero di Polanyi relativamente al tema dell'etica di impresa, più sopra peraltro sinteticamente enunciato Innanzitutto Granovetter; il suo pensiero come è noto 'rivitalizzato' (se così ci possiamo esprimere) la sociologia economica proprio relativa mente alla 'natura' dell'azione umana (singola e/o organizzata) Afferma dunque senza mezzi termini Granovetter che l'azione umana (singola e/o organizzata appunto) è sempre azione sociale Dunque anche l'azione economica (l'agire razionale rispetto allo scopo) è azione sociale Si badi bene non “è anche azione sociale” come molti economisti cerca no di recepire il pensiero granovetteriano; ma è azione sociale tout court dunque senza “se” e senza “ma” e quindi anche senza “anche ” Come si inserisce questa nostra acquisizione nell'azione delle organinizzazione e delle imprese, in specifico? E qui ci soccorrono le felici intuizioni di Lozano quando motiva l'essere dell'azienda nella società Lozano infatti, un sociologo che insegna a Barcellona proprio “Etica economica e sociale”, ipotizza tre modi di essere impresa: l'impresa senza società, l'impresa concepita in modo 'autonomo' rispetto alla società e l'impresa nella società L'impresa senza società definisce la logica strumentale ed economica quale 'unica' logica pretesa esistente e dunque legittimante ogni azione umana (a ciò si potrebbe riferire in qualche modo l'utilitarismo ma anche l'economicismo e l'utilità come 'base' per la legittimazione ogni azione dei soggetti): significato solo ciò che dà luogo ad una utilità La logica dell'impresa e della società quali 'due mondi' autonomi, invece, pretende totale libertà di azione per l'agire strumentale 'salvo' consentire (ed anzi richiedere) una logica valorialmente differente ad opera della società È l'impostazione di chi concepisce le politiche di Welfare come politiche 'riparative' rispetto alla conseguenze e implicazioni peraltro pienamente legittimo, del sottosistema economico (Il Wellale rappresentato questo proprio rispetto al fordismo generalizzato della società industriale occidentale) Infine si può invece ritenere l'impresa dentro la società; cioè non si può non concepire una logica di azione della impresa pienamente coerenti gli orientamenti valoriali della società Ovviamente ogni accezione implica una differente opzione di etica: daquella prettamente connessa alla convenienza sempre economica dell'azienda ad una 'opzionale', volontaria e tutto sommato aderente agli orientamenti europei (cfr Libro Verde ) ma sempre in un certo qual senso 'auto referenziale' e definita dall'impresa stessa, fino ad una sostanziale connessa e 'dipendente' dai valori societari più generali e ampi ed ora, ed infine, per esplicitare meglio tale affermazione ci rifacciamo questa volta a Carroll Carroll individua, infatti, quattro livelli di azione come propri alla azienda: economico, legale, etico e filantropico I primi tre tipi di azione sono essenziali e sempre compresenti in una impresa pienamente e coerentemente immersa nella società Quella economica e legale sono facilmente comprensibile e definibili mentre quella “etica” è proprio quella “ aspected by society”, vale a dire quel l'atteggiamento coerente per riferimento momenti valoriali che la società esprime Ciò implica dunque un qualche cosa di più di una opzione volontaria, ma un comportamento aziendale coerente il fatto di essere pienamente entro un contesto territoriale ed ambientale Essa è dunque chiaramente differenziabile dall'azione filantropica, quest'ultima volontaristica ed opzionale che prescinde dal modo in cui il profitto è stato conseguito, mentre un comportamento etico è direttamente legato al modo del processo produttivo attuato e che, dunque, definisce una opzione consapevole di responsabilità sociale.ed ambientale non strumentale ma derivante dalla consapevolezza che l'impresa è tale proprio perché innestata (embededdness) in quella società ed in quella condizione sociale Dunque questa tipologia di azione è riferibile alle nostre premesse e si definisce quindi entro una logica societaria né volontaria né sentita o vissuta come obbligatoria ma come modo di essere essenziale ed univoco Ciò, infine, assegna – come si può ben capire – notevole responsabilità alla società in quanto carenza di eticità della impresa può dipendere anche dal fatto che la società non esprime richieste di eticità alle imprese Questo è, per larga sintesi, quanto volevamo evincere dal pensiero di Polanyi per riferimento specifico ed esclusivo (ovviamente) al solo tema della etica economica e sociale, proprio per fare chiarezza circa le opzioni presentate in apertura Ovviamente innumerevoli altri 'spunti' potremmo acquisire dal pensiero così ancora tanto attuale di Karl Polanyi, così come abbiamo fatto in parte in altra sede (Gosetti G., La Rosa M., Sociologia dei servizi, FrancoAngeli, Milano, 2005), ma lo spazio 'tiranno' ci ferma e rinvia ad altre occasioni tali confronti che, va detto in chiusura, non sono senza obiezioni anche rilevanti Ma questa è un'altra storia Riferimenti bibliografici Bertagni B., La Rosa M e Salvetti F (a cura di) (2007), “Gli strumenti dell'etica, l'etica degli strumenti e la responsabilità sociale”, Sociologia del lavoro n 106-107 Carroll A (1979), “A Three-Dimensional Conceptual Model of Corporate Social Performance”, in Academy of Management Review, n 4, pp 497-505 Donaldson T (1982), Corporation and Morality, Prentice-Hall, Englewood 0i11%• N.Y D'Orazio E (a cura di) (2003), “La Responsabilità Sociale d'Impresa: teoria, soci menti, casi”, Notizie di Politica, n 72 D'Orazio E (a cura di) (2004), “Business Ethics and Corporale Social Responsibility in a Global Economy”, Notizie di Politeia, n 74 Frederick W (1978), “From CSR? io CSR?: the Maturing of Business and Society Thought, in W.P., n 279 Freeman R.E (1984),Strategic Management: A Stakeholder Approach, Marshfield, Piti-nan Friedman M (1995), Capitalismo e libertà, Studio Tesi, Pordenone Gallino L (2005), L'impresa irresponsabile, Einaudi, Torino Gosetti G e La Rosa M (2005), Sociologia dei servizi, FrancoAngeli, Milano Granovetter M (1991), “Azione economica e struttura sociale”, in Magani M (a cura di), Azione economica ca come azione sociale, FrancoAngeli, Milano Henderson D (2001), Misguided Virtue False Notions of Corporale Social Re sponsibility, The Institute of Economic Affairs, London Hinna L (a cura di) (2002), Il bilancio sociale, il Sole 24 ore Milano, Kennedy A (2002), The End of Shareholder Value, London, Orion Business Books La Rosa M e Radi L (a cura di) (2004), “Etica e impresa”.Sociologia del lavoro, n 96 Laville J.L (1998), L'economia solidale, Bollati Borisighieri Torino Lozano J.M (2004), “Servono visioni d'impresa e visioni di paese Un'interpretazione della Responsabilità Sociale d'Impresa, in Sociologia del Lavoro, pp 30-40 Manzone G (2002), La responsabilità dell'impresa, Queriniana, Brescia Martin R.L (2003), “The Virtue Matrix Calculating the Return on corporate Sociale Responsibility”, in Harvard Business Review, pp 6875 Mazzocchi G e Villani A (a cura di) (2001), Etica, economia, principi di giustizia, FrancoAngeli, Milano ... dell'accumulazione Polanyi infatti non parla quasi di capitalismo La singolarità storica che Marx attribuiva al capitalismo fondato lavoro salariato e la sua razionalizzazione, Polanyi la imputa non all'apparizione... quella sorta di cieca macina avrebbe continuato a sfornare quantità sempre maggiori di merci a vantaggio della razza umana La paura della fame per il lavoratore, l'allettamento del profitto per. .. 115-116), lo stato totalitario si dedica a sviluppare ? ?una razza d'uomo” adatta tanto ad ubbidire padroni quanto alla “guerra totale [ ] come risposta finale al problema della storia” (Polanyi 1995

Ngày đăng: 15/08/2020, 10:50

Mục lục

  • Parte prima. Il “solco” polanyiano

    • La fallacia economicistica

      • 1. L'economia e ilmercato

      • 2. La trasformazione economicistica

      • 3. I due significati di economico

      • Attualità di Karl Polanyi

        • Polanyi, antropologo e storico

        • Critica della storia economica polanyiana

        • Le acquisizioni scientifiche di Polanyi

        • L'attualità dell'opera

        • Un contributo concettuale della sociologia economica e dell'economia politica

        • Democrazia, economia e pluralismo

        • Riferimenti bibliografici

        • Uno o due K. Polanyi? Il problema del désencastrement nella Nuova sociologia economica

        • L'encastrement-inscription

        • Dal riconoscimento delPolanyi analitico...

        • ... alla critica del Polanyi polemico

        • L'encastrement-insertion

        • Sguardo su Granovetter ⠀㄀㤀㠀㔀)

        • Due nozioni complementari

        • Parte seconda. Temi, problemi, interpretazioni

          • La conoscenza, una merce fittizia

            • La conoscenza diventa bene economico

            • I nuovi diritti di proprietà intellettuale varcano una nuova frontiera

            • 'Un secondo movimento di enclosures'

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